Quale è il significato della trasmissione delle memorie transgenerazionali? Entriamo nel dettaglio introducento il concetto di Memoria.
“Memoria: la capacità, comune a molti organismi, di conservare traccia più o meno completa e duratura degli stimoli esterni sperimentati e delle relative risposte. […]
Nell’uomo indica sia la capacità di ritenere traccia di informazioni relative a eventi, immagini, sensazioni, idee, ecc. di cui si sia avuto esperienza e di rievocarle quando lo stimolo originario sia cessato riconoscendole come stati di coscienza trascorsi, sia i contenuti stessi dell’esperienza in quanto sono rievocati, sia l’insieme dei meccanismi psicologici e neurofisiologici che permettono di registrare e successivamente di richiamare informazioni.”
Questa definizione ci permette di introdurre ed approfondire il concetto di Memoria nei vari ambiti per porre poi attenzione a livello Psicogenealogico e Sistemico Familiare.
Immagino la “memoria” come delle stanze nelle quali ognuno di noi, da sempre, ripone tutto quello che attraversa giornalmente, pronto ad essere “richiamato” nel momento di necessità. Mi piace pensare ad un imponente castello con enormi ed infinite stanze, le stanze della memoria.
Queste stanze ospitano non solo tutto quello che riguarda il ricordo in se, ma hanno la funzione e la capacità di accogliere qualsiasi tipo di informazione.
Memoria Cellulare e Cerebrale
La scienza ci spiega come il nostro cervello abbia magistralmente strutturato aree adibite a tale scopo, per non parlare poi della pura e “semplice” memoria cellulare, studiata e dimostrata anche dagli ultimi studi delle neuroscienze, in cui confermano come si possa parlare di una sorta di archivio completo di tutte le nostre esperienze biologiche vissute dal nostro organismo.
La teoria sulla memoria cellulare afferma che le nostre cellule, ogni cellula del corpo umano, sembrerebbe contenere al suo interno un vero e proprio ricordo, una memoria appunto non solo di ciò che è in quanto tale, ovvero una cellula con specifiche funzioni, ma anche la memoria dell’organismo che la contiene, che l’ha creata.
Basti pensare ai trapianti di organo, esperienze note darebbero fondamento al fatto che l’organo trapiantato porti con se non solo la funzione propria dell’organo, ma anche una memoria delle emozioni, dei vissuti della persona a cui apparteneva.
Tutto questo va ad aggiungersi, alla già nota conoscenza del concetto di memoria cerebrale in cui entra in gioco una particolare struttura cerebrale, l’ippocampo, che appunto contribuisce alla memoria a breve, a lungo termine, alla memoria spaziale e all’orientamento.
Ma non solo, i più recenti studi, confermano quanto il vissuto dei nostri antenati, a partire dalla generazione a noi più vicina (i genitori) immetta memorie che è possibile riscontrare sia biologicamente attraverso l’osservazione dell’attivazione di determinati geni – da qui l’allaccio istantaneo al concetto sempre più evidente, di epigenetica – che a livello di percepiti e modalità comportamentali che nell’arco della vita possono manifestarsi nel discendente.
A tal proposito, dal punto di vista psicogenealogico, porre attenzione al momento in cui queste “memorie” si manifestano nel discendente apre un altro scenario molto importante e interessante per l’analisi e la comprensione di determinati comportamenti.
Memoria Emozionale Personale e Collettiva
Studi delle neuroscienze hanno scoperto – grazie a Kandel – che è presente anche una memoria Implicita, non possibile di ricordo e non verbalizzabile, in più al noto sistema di memoria a lungo termine definito come Esplicita, verbalizzabile e ricordabile che ha a che fare con la nostra storia personale.
E’ importante sottolineare che tutte le esperienze intercorse nei primi 2 anni di vita (i cosiddetti 1000 giorni d’oro) siano ricollegabili a questa tipologia d memoria che è gestita dalla sede delle emozioni per eccellenza, ovvero l’amigdala.
Biologicamente infatti l’ippocampo, fondamentale per la memoria esplicita, non è completamene “pronto” prima dei 2 anni di vita.
Ne consegue quindi che ogni esperienza vissuta in questa fascia di età viene “archiviata” in un memoria fatta di emozioni e sensazioni anziché parole, si deposita in una forma di inconscio che non è fatto di parole ma è insita nella matrice corporea più che in quella verbale.
Esplicita o dichiarativa
- A lungo termine
- Autobiografica
- Relativa alla propria storia personale (autobiografica)
- Permette il ricordo
Implicita o procedurale
- Non vi è ricordo
- Non è verbalizzabile
- Interagisce con il corpo
Inevitabile il collegamento con il concetto di Memoria Collettiva che, grazie alle ricerche della Psicogenealogia affermano l’esistenza di:
- una coscienza biologica di specie: registra tutte le soluzioni biologiche che gli individui hanno escogitato nel corso di milioni di anni per sopravvivere alle avversità e quando un individuo sperimenta una situazione di difficoltà o stress, il cervello attinge all’archivio di memorie filogenetiche per mettere in atto una soluzione di sopravvivenza
e di
- una coscienza biologica di clan: registra tutte le situazioni di difficoltà, le relative reazioni pratiche ed emozionali sperimentate dai membri di una stirpe genealogica, di generazione in generazione, fino a quando non vengono risanate e concluse.
Memoria Familiare
Entriamo quindi nell’argomento in focus, ovvero le Memorie Familiari Transgenerazionali.
Che cosa è la memoria familiare?
“La memoria familiare è il risultato di un complesso processo di condivisione di esperienze soggettive e familiari vissute e raccontate: ogni soggetto partecipa alla storia familiare attraverso il racconto dell’esperienza” (Brumer, 1991)
Ed è proprio nel momento della narrazione di situazioni, eventi, componenti ma anche sensazioni ed emozioni vissute si trasformano in memoria familiare.
Nella condivisione e nel racconto degli eventi, dei vissuti che l’esperienza di ogni membro della famiglia diventa storia familiare. In questo meccanismo, si memorizzano gli eventi, con le relative conseguenti sensazioni ed emozioni all’interno di una linea temporale, nella quale ognuno ha la propria posizione e il proprio ruolo.
Memorie Transgenerazionali
In questo grande centro di calcolo vengono quindi immagazzinati tutte le vicissitudini familiari che hanno creato un’impronta significativa all’interno del nucleo familiare. Da questo se ne deduce l’importanza della loro precisa trasmissione da generazione in generazione, diventando quindi transgenerazionali.
In questo calderone di memorie, emergono situazioni che la generazione e personaggio familiare di riferimento ha elaborato e “risolto” a proprio modo in base agli strumenti disponibili del momento, creando quella risorsa specifica che sarà poi presente nelle memorie, appunto, delle generazioni future diventando quel punto di forza di cui spesso il discendente è inconsapevole di avere nel proprio bagaglio di informazioni.
Altresì emergono, spesso con più forza, ulteriori situazioni in cui l’aspetto emozionale è stato così impattante ed invadente che la generazione coinvolta, compresi i rispettivi componenti, pur adottando la miglior soluzione del momento, non sono stati integrate dal campo familiari ed ecco che il sistema, a suo modo, marca e segna come ancora da elaborare.
Da qui la fenomenologia della trasmissione delle memorie transgenerazionali di eventi emozionalmente critici non ancora elaborate e integrate.
Per comprendere la motivazione della trasmissione transgenerazionale delle memorie considerate traumatiche, occorre porre attenzione al fatto che esiste una logica naturale e imperativa rigorosamente allineata alle esigenze biologiche della vita di conservarsi, svilupparsi e riprodursi. Esiste un codice di leggi scritto nella coscienza innata di ogni individuo, una carta naturale dei diritti conosciuta da ogni essere umano fin dalla nascita e presente a livello universale.
Esistono delle esigenze irrinunciabili della vita, ovvero esigenze imperative che agiscono al di là dell’intenzione e della volontà conscia.
I segni più eclatanti della fenomenologia transgenerazionale si manifestano attraverso il corpo, mezzo di comunicazione privilegiato, la nostra cartina tornasole.
Nello studio della trasmissione della memoria familiare è stato verificato, secondo appunto la ricerca transgenerazionale, che tale trasmissione segue la logica matematica includendo nel conteggio tutti i membri del Clan familiare compresi interruzioni di gravidanza, bambini nati morti o deceduti precocemente sottolineando l’importanza della consapevolezza del proprio ruolo e posto all’interno del sistema familiare di origine.
Nei principali studi di Psicogenealogia si afferma che le memorie vengono trasmesse prevalentemente in linea
- patrilineare per i maschi
- matrilineare per le femmine
e che tali memorie rispettano i ranghi di nascita cui appartiene il soggetto e tra gli individui che occupano lo stesso posto nell’ordine di nascita si formano dei legami.
Tale schema è chiamato valzer transgenerazionale, questi legami si intendono da una generazione all’altra e quindi verticalmente sul Genosociogramma.
Nell’esperienza diretta di valutazione di situazioni sistemico-familiari è stato osservato che tale regola non può essere sempre confermata e la trasmissione delle memorie familiari può avvenire indipendentemente dal sesso del discendente e dal rango di nascita.
È necessario fare una distinzione tra
- trasmissioni genetiche: riguardano le informazioni del DNA come la forma fisica rilevabile attraverso la mappatura del codice genetico;
- trasmissioni intergenerazionali: tra generazioni che si conoscono, interessano l’aspetto cosciente dell’eredità psicologica come Il temperamento, le attitudini, talenti, le qualità del proprio carattere; Sono pensate ed espresse tra nonni, genitori e figli; sono abitudini familiari e modi di essere. Questo tipo di trasmissione indica che le matrici culturali e valori trasmessi sono stati sufficientemente elaborati e possono essere ripresi e trasformati dalla generazione successiva.
- trasmissioni transgenerazionali: su più generazioni a volte lontane, informazioni che riguardano dinamiche emozionali critiche non elaborate dagli antenati che vengono raccolte dai discendenti attraverso la comunicazione non verbale, obbedendo alla già citata Lealtà Familiare Invisibile con l’intento di pareggiare i conti familiari e riportare in equilibrio l’energia Vitale.
Nello specifico parliamo di dinamiche che non sono esplicitate, segreti, non-detti, situazioni interdette persino al pensiero (“impensate”) e che si trasmettono ai discendenti senza essere lavorate e metabolizzate.
In altre parole, trasmissione che determina un passaggio i vissuti psichici inconsci per cui i contenuti trasmessi sono impensabili o indicibili e quindi non direttamente trasmissibili tramite racconti o ricordi.
Un esempio di rilievo, Jean-Pol Tassin osservò che certe percezioni, come ad esempio il ricordo di un avvenimento traumatico potevano essere conservate nella memoria non in modo “cognitivo” lento e cosciente, ma al contrario in modo intuitivo che funziona in millesimi di secondo, al di là della percezione cosciente.
È così che cominciamo a comprendere la base neurobiologica della nozione di trasmissione inconscia, nella quale l’informazione viene comunicata senza che nessuna delle due persone sia mai cosciente dei fatti ne che i traumatismi o soggetti proibiti possano essere indirettamente, ma percettibilmente inclusi, come fossero ancorati alla comunicazione.
Su questa base di sviluppo storico-scientifico, entra in gioco con forza sempre maggiore il già citato campo dell’epigenetica e delle neuroscienze che ci accompagna a comprendere meglio come i fattori sociali e ambientali possano influenzare l’espressione dei geni.
Apprendiamo come i segnali epigenetici a livello del gene e della cellula possano essere (ereditati) e trasmessi attraverso le generazioni andando ad interagire con piccole frazioni di materiale genetico chiamato microRNA e che questa alterazione ha la capacità di trasmettersi nelle generazioni successive.
Ecco quindi l’importanza della trasmissione delle memorie transgenerazionali e quanto il riconoscimento possa essere determinante per la persona.